Animali

Dalla chiesa dei Santi Porzio e Mauro di Dronero (CN), pubblicato da Giorgio Manganelli, proviene questo ex voto, che rappresenta al centro un nobile, col tricorno sotto il braccio, inginocchiato mentre prega Sant’Antonio da Padova, che gli appare in mezzo a una nube, per chiedere la salvezza della sua mandria colpita da una epidemia (179). Gli animali sono diligentemente inseriti nel quadro, tutti sdraiati  e otto di loro appaiono  coperti da un telo bianco. E’ possibile che siano quelli già colpiti dalla negativa influenza. Al centro il monogramma V.F.G.A. è in uno stile di scrittura che, assieme all’abito indossato dall’orante, fa presumere il quadro della fine del Settecento. Nel dipinto, a tempera su tavola, è bene espresso il senso dello spazio e della prospettiva, con la sequenza dei bovini sdraiati e, alle loro spalle, l’infilata delle stalle che digrada verso il fondo. Questo ex voto è un quadro di vita della nobiltà di campagna delle campagne del Cuneese, il cui interesse principale consisteva nella mandria, perduta la quale, lo spettro della miseria era alle  porte. Non esistendo rimedi se non infusi di erbe, i possidenti e i contadini padani, in caso di calamità, non avevano altra scelta che rivolgersi alla Madonna e ai Santi a cui erano più devoti o segnalati per la loro capacità di intercessione. Sant’Antonio da Padova era uno dei più “gettonati”, partendo dalla ricerca degli oggetti smarriti, fino alla speranza  di uno sposo per le fanciulle da marito, la difesa del bestiame contro le malattie, a protezione per l’uomo nelle circostanze più pericolose della sua vita.

Un santo per tutte le occasioni, superato forse, per quanto riguarda la tutela del bestiame, dal suo omonimo “del Deserto”, l’eremita raffigurato con accanto un porcellino e nello sfondo una casa colpita dal fuoco. Sant’Antonio abate era, infatti, invocato per la protezione contro il “fuoco di Sant’Antonio”, l’erpes zoster,  causa di grandi sofferenze e per cui un tempo non c’erano rimedi. Per estensione Sant’Antonio abate era invocato anche contro il fuoco delle case rurali e dei fienili e rappresentato con un bastone dal quale pendeva un campanello. Il maialino, che sempre lo accompagna, è un chiaro riferimento alla protezione accordata agli  animali o anche al fatto che nei conventi antoniani venivano allevati maiali dai quali si ricavava grasso e carne per il convento e per i poveri. A Genova, nella zona di via Pré, che nel medioevo era un tratto di costa pianeggiante coltivata a orti, c’era un convento degli Antonini, dove i maiali venivano lasciati liberi di cercarsi il cibo nei rifiuti scorazzando per le strade e accanto alle case.

Simona Bovero

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